Molise

Sulla strada delle fiamme

Un fenomeno complesso

Nuove condizioni meteo-marine e un buco organizzativo aumentano le probabilità di incendi sulle coste del Molise.

Arriva una chiamata in sala operativa: la pineta di Campomarino è in fiamme. Nell’ agosto 2021 un mega-incendio si propaga tra la spiaggia e l’area industriale nell’area costiera tra Molise e Puglia. Questi fenomeni sono più frequenti con l’aumento delle temperature. Il vento accompagna le faville a centinaia di metri di distanza, dove l’abbandono del territorio e la scarsa capacità di gestione lasciano il bosco in preda alle fiamme. Oggi la protezione civile sperimenta nuovi strumenti per il monitoraggio cercando di imparare dagli eventi passati per promuovere la prevenzione e l’adattamento.

Un bosco affacciato sul mare

Spira il Garbino, per molti Libeccio, sulle coste del Molise. È una regione caratterizzata dalla presenza di territorio, classificato montano, ricoperto da una vegetazione boschiva su quasi tutta la sua totalità. Una lingua di terra pianeggiante separa il cordone montuoso e lambisce il mare. Lì spiaggia, dune e pineta si alternano dando vita a un paesaggio affascinante. Da sempre il rapporto uomo-bosco, tradotto nei diversi approcci di gestione forestale, è stato molto importante: ha segnato l’economia, la cultura e le tradizioni di questa zona costiera unica, dove il bosco si affaccia sul mare.

La densità della vegetazione favorisce gli incendi

Se lo osserviamo dall’alto, il verde delle chiome arboree domina la visuale che viene definita dalla continuità vegetativa, compatta e ininterrotta, che tappezza il territorio. La continuità orizzontale e verticale che collega il sottobosco con le chiome rende questi boschi particolarmente vulnerabili alla diffusione delle fiamme, basta infatti una piccola scintilla perché l’incendio sfugga alle capacità di estinzione. In un ambiente con queste caratteristiche la corretta gestione forestale e del suolo assume un ruolo cardine per prevenire il pericolo di incendi.

Perdita di cultura e di risorse

Negli ultimi tempi si è persa la cultura della gestione del bosco. L’abbandono dei suoli agricoli ha causato l’avanzare di specie che favoriscono il propagarsi delle fiamme, soprattutto in presenza di venti che qui sono dominanti, come il Garbino. In aggiunta, lo scioglimento del Corpo Forestale nel 2017 ha portato ad un vuoto nella gestione degli incendi, queste criticità hanno innescato una divisione delle competenze e un necessario riassetto della macchina organizzativa. L’aumento degli incendi è quindi dovuto all’aumento di stagioni aride e a una manutenzione e gestione inefficiente.

Una pineta a rischio

A Campomarino Lido siamo al confine con la Puglia. Questa è una pineta litoranea, particolarmente selvaggia e naturale. E sulla parte che affaccia sull’Adriatico ci sono dune tutelate a livello statale ed europeo. La pineta ha una storia importante di stress antropico: negli anni più volte è stata percorsa dal fuoco. Le dinamiche sono state molteplici, dall’interazione con la linea ferroviaria e con la strada statale, per finire proprio con gli attentati incendiari di origine dolosa, come quello che ad agosto 2021 è sfuggito alla capacità di estinzione. Nonostante le continue minacce, la vegetazione mostra una certa resilienza e si mantiene un ambiente di grande interesse naturale da proteggere.

La conoscenza per la prevenzione

Conoscenze tradizionali e scientifiche si incontrano per gestire al meglio il problema degli incendi. C’è una stretta interazione tra le varie tipologie di venti e gli incendi che spesso che sfuggono dalla capacità di estinzione della macchina organizzativa, diventando difficilmente controllabili. Il passare dei secondi, e non dei minuti, incide sulla possibilità di controllo ma non solo. Altre variabili come la tipologia di vegetazione che sta bruciando, le condizioni meteo, la morfologia del territorio e le dinamiche di gestione con le infrastrutture definiscono o meno la capacità di contrastare l‘incendio. Conoscere i venti e le loro direzioni è un’informazione chiave nella gestione delle emergenze, come dimostrato dall’incendio che il primo agosto 2021 ha richiesto l’intervento di tutte le squadre della protezione civile a Campomarino.

Come il vento contribuisce al salto di fiamma

Guarda la video intervista

Antonio Cardillo

Protezione Civile Molise

Osservare le fiamme dall’alto

Sorvolando la pineta osserviamo i resti della vegetazione carbonizzata che si contrappongono all’intenso azzurro del mare. Ricostruire i movimenti delle fiamme può risultare complicato ma è di fondamentale importanza per la prevenzione in previsione di fenomeni più intensi e frequenti. L’utilizzo di droni può aiutare nell’osservare questo ambiente in pericolo da una nuova prospettiva. Grazie alle immagini raccolte è stato possibile classificare quello dell’agosto 2021 come un mega-incendio, un incendio la cui estesa espansione viene accelerata dalla siccità. I nuovi strumenti sono importanti per comprendere l’estensione degli incendi passati e proteggere i boschi e le dune di Campomarino, ma la loro utilità non si ferma qui. Grazie ai rilievi effettuati in queste aree è stato possibile aggiornare i modelli utilizzati su scala nazionale per la prevenzione e la risoluzione di incendi boschivi.

I droni sono stati impiegati per
ricostruire la strada delle fiamme

Guarda la video intervista

Antonio Cardillo

Protezione Civile Molise

Tra fuoco e acqua

Il bosco carbonizzato, un’immagine forte, che ricorda ai passanti gli eventi drammatici delle fiamme fuori controllo che hanno causato la perdita di un’area naturale di grande valore e messo in pericolo i bagnanti, costretti tra il fuoco e l’acqua. Le aree costiere, soprattutto quelle con un’elevata ventilazione, saranno sempre più interessate da fenomeni incendiari. L’innalzamento delle temperature dovuto ai cambiamenti climatici aumenta la frequenza di stagioni aride e favorisce l’abbandono di terreni agricoli, di fronte a una crescente richiesta di irrigazione in territori con limitate riserve di acqua dolce. Nuovi strumenti e tecnologie, come quelli sperimentati a Campomarino dalla protezione civile, sono fondamentali per l’adattamento costiero oggi e in futuro.