Marche

Una sola costa tante soluzioni

Il percorso dei sedimenti

Partiamo dal fiume Esino per dirigerci alla Marina di Montemarciano e poi giù fino a Porto Sant’Elpidio, passando per l’incredibile spiaggia “artificiale” di San Michele a Sirolo. Un viaggio dal fiume al mare alla scoperta del delicato equilibrio tra questi due elementi naturali, le vulnerabilità che genera e le soluzioni messe in campo dalla Regione Marche per salvaguardare fiumi, ecosistemi e coste.

Fiume o ruscello?

Ci troviamo sull’argine del fiume Esino – se di fiume si può ancora parlare: di acqua qui ce n’è davvero poca. Questo corso d’acqua, il secondo più importante dopo il Metauro per ampiezza di bacino idrografico e portata media annuale dell’intera Regione Marche, scorre per circa 90 km prima di sfociare con un ampio bacino nell’Adriatico. Ma questo percorso, forgiato dalla natura secoli fa, oggi incontra delle difficoltà.

Il percorso travagliato dei sedimenti

In questa zona le diverse attività dell’uomo, tra cui la costruzione di un impianto idroelettrico, hanno nel tempo causato profondi cambiamenti nell’alveo del fiume. A queste attività si sono aggiunti gli effetti del cambiamento climatico, nello specifico il cambiamento nel regime delle precipitazioni, che ora avvengono con minor frequenza, sono più concentrate nel tempo e più potenti. La somma di questi cambiamenti ha contribuito a modificare pesantemente il regime idrico del fiume, le cui correnti ora non hanno più la forza di trasportare i sedimenti e la ghiaia fino alla foce. Il risultato finale di questo mancato arrivo è una costa scoperta, vulnerabile alla forza del mare: ecco quindi che si crea un potente fenomeno di erosione costiera.

E quando piove?

I sedimenti che rimangono incastrati nell’alveo del fiume a causa dello scarso regime idrico dovuto in parte all’uomo ed in parte alle scarse precipitazioni, si accumulano sempre più e vanno a creare uno strato che alza il livello del fondale, talvolta fino ad affiorare sopra il livello dell’acqua. In queste condizioni, anche una “piena ordinaria”, ossia causata da una pioggia di media intensità, può avere effetti alluvionali anche molto seri. Nella zona della cava che sorge sulle sponde dell’Esino abbiamo un chiaro esempio di questo fenomeno, detto sovralluvionamento: un vecchio ponte, ora crollato, che una volta era abbastanza alto da permettere il passaggio di mezzi militari sotto di esso, oggi si vede quasi sommerso dall’acqua.

Marina di Montemarciano: tutte le soluzioni messe in campo per contrastare l’erosione

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David Piccinini

Dirigente Direzione Ambiente e Risorse Idriche, Regione Marche

Il ripascimento

Come abbiamo visto, una delle varie soluzioni messe in campo dalla Regione Marche nella parte più a nord della Marina di Montemarciano è una massiccia opera di ripascimento per aumentare la larghezza della spiaggia, che attualmente non esiste più. E da dove si prendono ghiaia e sedimenti? Proprio dal fiume Esino dove sono bloccati a causa dei cambiamenti nel regime idrico: infatti, gli studi effettuati confermano che a livello litologico, granulometrico e morfologico, la ghiaia intrappolata nell’Esino è esattamente la stessa che viene ritrovata ora in piccole quantità nelle zone maggiormente soggette all’erosione.

I rischi per gli ecosistemi fluviali

Durante l’operazione di rimozione della ghiaia dall’alveo del fiume, che di per sé è molto semplice, si va necessariamente ad intaccare i delicati ecosistemi che prosperano all’interno dell’alveo. Per minimizzare gli impatti connessi con l’asportazione, la Regione ha effettuato una valutazione d’impatto che è sfociata in alcune azioni concrete: rispetto alle quattro aree di prelievo individuate nel fiume, ne verranno attivate due all’anno; in secondo luogo, i prelievi verranno effettuati lontano dai periodi riproduttivi dell’ittiofauna e dell’avifauna (quindi tra marzo e settembre); infine, il prelievo verrà svolto evitando di andare ad intaccare l’alveo di magra, ossia l’area in cui il fiume passa più frequentemente e dove vivono gli ecosistemi più complessi.

Soluzioni diverse per aree diverse

Come scegliere in quali aree proporre le diverse soluzioni? Come ci spiega David Piccinini, nei 180 km di costa della Regione Marche sono stati creati 782 transetti (delimitazioni spaziali circoscritte), sui quali annualmente vengono fatti dei rilievi topografici per verificare lo stato di avanzamento o di regressione della linea di battigia. I dati vengono rilevati già dal 2005, e grazie ad essi gli esperti sono in grado di decidere qual è o quali sono gli interventi più corretti da mettere in campo per ogni tratto di costa omogeneo (“unità fisiografica”), tenendo anche conto del pregio naturalistico, ecosistemico e turistico delle varie aree.

Opere di difesa rigida e morbida:
i rischi e le opportunità

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David Piccinini

Dirigente Direzione Ambiente e Risorse Idriche, Regione Marche

Una spiaggia “artificiale”: San Michele a Sirolo

Nel 2009, prima che i dati e gli studi mettessero chiaramente in relazione il surplus di sedimenti bloccati lungo il fiume Esino con il deficit degli stessi sulla costa, è stato fatto un ripascimento di questa spiagga, ormai erosa, prelevando 156.000 metri cubi di ghiaia di origine alluvionale da una cava. Oggi, dopo tanti anni, il mare ha levigato i sedimenti originariamente diversi da un punto di vista litologico e morfologico, rendendo quindi la battigia omogenea. Il ripascimento del 2009 è cosiddetto “strutturale”: ha interessato cioè sia la spiaggia emersa che quella sommersa, per garantire maggiore stabilità anche in vista del fatto che questo lido è uno dei più belli e frequentati della costa marchigiana.

La spiaggia di San Michele a Sirolo è un’opera di difesa costiera

David Piccinini

Dirigente Direzione Ambiente e Risorse Idriche, Regione Marche

Porto Sant’Elpidio: le scogliere emerse
per proteggere costa e abitazioni

Ci troviamo ora a Porto Sant’Elpidio, l’ultima tappa del nostro viaggio che, partito dal fiume Esino, ci ha portato alla scoperta delle varie aree della costa Marchigiana con le loro peculiarità e le opere di difesa messe in atto per salvaguardarle. Sant’Elpidio è una zona urbanizzata e di balneazione, e ha quindi bisogno di una soluzione che dissipi quanto più possibile l’energia delle onde. E’ stato quindi deciso di realizzare una batteria di scogliere emerse. Per aumentarne ancora di più l’efficacia, soprattutto in vista degli scenari di aumento del livello medio del mare previsti per i prossimi decenni, si è deciso di tenere questi massi due metri fuori dal livello medio mare. Questo livello, cui mai prima si era giunti, ci fa capire l’entità dei cambiamenti a cui dovremo abituarci ed adattarci e che anche le amministrazioni locali dovranno tenere in considerazione nella pianificazione e progettazione delle opere di difesa della costa.